Mercoledi 12 novembre alle
10,40 (ora di Bagdad) le 8,40 italiane, la sede dei carabinieri a Nassiria
è stata distrutta.
Prima un camion cisterna
e poi un auto hanno forzato il posto di blocco e si sono diretti contro
l'edificio che una volta ospitava la camera di commercio della città
per poi saltare in aria.
Sui due veicoli c'erano quattro
kamikaze e bordo avevano tra i 150 ed i 300 chili di esplosivo.
Oltre all'esplosione del
mezzo sono saltate per aria dei mezzi parcheggiati lì vicino oltre
alla santabarabara, il magazzino di munizioni.
Nell'attentato hanno persona
la vita 12 carabinieri, 5 soldati dell'esercito italiano, due civili del
nostro paese e otto iracheni.
Numerosi i feriti sia tra
gli italiani che tra la gente del luogo.
E' la prima volta che il
contigente italiano rimane vittima di un attentato, e che la città
sciita diventa scenario di eventi di questo genere.
Il pomeriggio di mercoledì
viene scandito dall'annuncio della morte di un soldato o un carabiniere
di cui via via vengono resi noti i nomi dopo che le famiglie in Italia
sono state avvertite.
A fine serata il bilancio
è pesantissimo 18 morti tra cui anche due civili, un regista e produttore
Stefano Rolla in Iraq per preparare un film e Marco Beci un funzionario
della cooperazione italiana, un agenzia legato alle Nazioni Unite a Nassiriya
per aiutare la popolazione.
Due giorni più tardi
il 15 a Kuwait city muore il giovane Pietro Pietruccioli, i genitori decidono
di staccarlo dalle macchine e ne donano gli organi.
Nello stesso giorno arrivano
in Italia le salme delle vittime.
Lunedi 17 novembre arriva
da un giornale arabo di Londra la rivendicazione: é stato un atto
terroristico firmato da Al Qaeda.
L'Italia, come mai è
accaduto, vive con intesità e partecipazione questa tragedia che
non è solo un dramma privato delle famiglie ma di tutto il paese.