15 settembre
2001
Un'articolo
dell'Avvenire:
un sacerdote
era a conoscienza.....
Il sacerdote francese quattro giorni prima della tragedia incontrò a Todi un europarlamentare a cui descrisse l'inaudita ferocia del nuovo estremismo islamico. «Attaccare ora il super-ricercato significa scatenare una reazione planetaria: sostengono di avere volontari e organizzazioni sufficienti per distruggere in tre giorni l'Occidente»
«Lo dissi
venerdì: colpiranno gli Usa»
Padre Benjamin:
segnalai a un politico il possibile attentato «Sapevo che i
terroristi avevano le capacità e gli uomini per compiere quell'azione»
di Luca Geronico
«Prima di dire che vinceremo la guerra del secolo, bisogna
sapere chi si deve attaccare. Colpire Benladen non basta,
perché i terroristi sono presenti in quasi tutti i Paesi, molti
sono
da cercare e catturare anche a casa nostra. Una reazione che
non si può decidere in 48 ore. Una volta che il mostro è
partito,
la distruzione sarà inarrestabile. Gli estremisti islamici sono
pronti a scatenare il peggio». Padre Jean Marie Benjamin,
l'autore, nell'aprile del 2000, del volo su Baghdad che violò
l'embargo contro l'Iraq, è uno dei massimi conoscitori del
mondo musulmano in Occidente. Continui viaggi in Iraq e
innumerevoli contatti nella regione mediorientale, tanto da
percepire meglio di altri le nuove dimensioni dell'estremismo
islamico.
Padre Jean Marie Benjamin, lei dice di aver avuto un
colloquio con il ministro degli Esteri, Renato Ruggiero.
Come mai è stato ricevuto in un momento di così grande
tensione internazionale?
Sono stato ricevuto alla Farnesina giovedì, verso le 17, e il
nostro colloquio è durato un'ora e dieci minuti. A Ruggiero ho
detto che siamo davanti a un conflitto che non ha frontiere
perché sono dappertutto. Come colpire un nemico invisibile,
come attuare una strategia di fronte a una organizzazione
invisibile e diramata ovunque? È riduttivo dire colpiamo
Benladen e la sua organizzazione, perché in questo modo si
innesca il peggio.
Una analisi inquietante, ma non nuova in assoluto. Perché
tanta urgenza di incontrare il ministro degli Esteri proprio in
questo momento?
Vorrei spiegare come è nato questo incontro. Venerdì scorso,
il
7 settembre, dopo aver celebrato un matrimonio nei pressi di
Todi, ho incontrato un ex europarlamentare assieme ad altri
esponenti politici e un magistrato. In quel colloquio segnalai
che negli Stati Uniti e anche sull'Inghilterra - dove all'ultimo
momento sarebbe fallita un'azione - si stava preparando il
dirottamento di un aereo per gettarlo contro un grosso centro
abitato o un obiettivo strategico. Ovviamente non ho mai saputo
luoghi e tempi, ma sapevo che i terroristi islamici avevano la
capacità tecnico-logistica, gli uomini e l'organizzazione
sufficiente per compiere quell'azione.
Un colloquio dai contenuti inquietanti, che non poteva essere
dimenticato. Così qualcuno si è ricordato delle sue parole?
Esattamente. Un quarto d'ora dopo l'attentato alle Twin Towers
il mio cellulare è squillato mentre mi trovavo a Ginevra e da
dove sono rientrato per riferirne alle autorità. Giovedì,
lo
ripeto, ho incontrato per più di un'ora il ministro degli Esteri,
ma non voglio dire oltre.
Padre Benjamin, ci spieghi almeno che cosa sa delle
organizzazioni terroristiche islamiche.
In passato queste organizzazioni avevano una attività autonoma,
senza collegamenti con altri organismi, ma adesso hanno
sviluppato un apparato molto diverso. Il solo Benladen è
collegato con oltre 70 sue organizzazioni presenti in una
trentina di Paesi; questi gruppi sono a loro volta in contatto con
circa 900 organizzazioni islamiche, presenti su tutti i continenti
e, come se non bastasse, hanno militanti a migliaia in tutto
l'Occidente. E, a rendere la questione ancora più complessa, i
militanti di queste organizzazioni sono arabi musulmani, ma c'è
anche un gran numero di volontari occidentali: inglesi, francesi,
tedeschi che non hanno nomi arabi e non sono nemmeno di
religione musulmana, ma che sono pronti a sacrificare la vita
contro il loro stesso Paese. Hanno armi sofisticate e hanno pure
collegamenti diretti e indiretti con tutti i gruppi terroristici
europei che lavorano alla destabilizzazione: Eta, Ira...
Una Internazionale del terrorismo. Ma perché ritiene
sbagliato colpire in questo momento Benladen?
Benladen è solo un dito del corpo e tutto il resto continuerebbe
a funzionare, scatenando centinaia di organizzazioni diffuse in
tutto il mondo. Contro una organizzazione diramata in 30 Paesi
con migliaia di volontari, a che cosa serviranno bombe e
missili intelligenti? Reagire significa innescare una reazione a
catena che porterà a colpire anche i Paesi più moderati come
l'Egitto, la Giordania e fare i conti con migliaia di volontari in
mezzo alla folla in America e in Europa. Tutte queste
organizzazioni hanno un piano da attivare nel caso in cui
vengano colpite e potrebbe essere la fine per l'Europa. Mi
hanno detto: «Noi non abbiamo bisogno di bombe atomiche, di
missili a guida laser. Abbiamo sufficienti volontari e
organizzazione per reagire e cancellare l'Occidente in tre
giorni». Io ho sentito queste parole.
Non le sembrano delle dichiarazioni figlie di una propaganda
esaltata?
Certo, ho pensato anch'io che possano essere delle affermazioni
gonfiate ad arte e, benché io sia considerato dai musulmani un
amico, mi sono domandato perché queste cose le avessero
riferite a me. Comunque, in coscienza, ho ritenuto di dover
informare il governo di questo e anche di altro di cui sono
venuto a conoscenza. Ho informazioni molto fondate.
Articolo del quotidano Avvenire pubblicato il 15 settembre 2001
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